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Alitalia: Governo attende le decisioni dell’Ue

Col Covid, l’Italia è ancora più debole di prima. Sotto il profilo economico. E politico, anche per via di una classe politica di livello bassissimo. Mal vista dai Paesi frugali Ue, specie a causa degli stipendi d’oro dei nostri politici. Stipendi che mal si conciliano con un’Italia povera. Adesso, con Alitalia, il Governo Conte attende le decisioni dell’Unione europea: la Commissione europea ha chiesto una netta cesura rispetto al passato e dovrà valutare il piano industriale di Alitalia.

L’Ue, specie i Paesi frugali, vogliono vederci chiaro: tutti questi soldi dove vanno a finire? Possibile che, per salvare Alitalia, lo Stato italiano abbia speso addirittura 12,6 miliardi in 45 anni? Il Governo Conte ha messo sul piatto i suoi 3 miliardi stanziati dal decreto Rilancio per nazionalizzare la compagnia. Ma il guaio è che non c’è un piano industriale né un amministratore delegato.

La situazione è drammatica, e ricorda quella di Autostrade: situazione di stallo totale. Tanti annunci, un mare di chiacchiere, zero soluzioni pratiche e concrete. In  teoria, alla velocità (si fa per dire) di una tartaruga, la road map da seguire è quella delineata dal decreto Agosto che ha fissato l’iter per la nascita della newco. Con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro: altri soldi pesantissimi. Nostri. Dello Stato. Dei contribuenti.

Una nuova società che sarà chiamata a redigere il piano industriale nel quale dovranno essere indicati i numeri definitivi della compagnia, a cominciare da flotta, rotte e occupazione. Sotto lo strettissimo controllo dell’Ue. Sotto la lente d’ingrandimento dei Paesi frugali. Bruxelles chiede discontinuità: una struttura societaria articolata per linee di business con la parte “core”, quella del volo, sotto il nuovo gruppo. E le attività di manutenzione dentro società ad hoc.