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Azzardo: sì al gioco delle tre carte occasionale

C’è chi ha perso una fortuna al gioco delle tre carte. Pensi di essere certo che al centro c’è l’asso: punti una bella somma, perdi. Poi sei sicuro di rifarti, e perdi ancora. Spesso, dietro c’è una truffa. Un azzardo gigantesco. Ma la Cassazione dice sì al gioco delle tre carte occasionale. Sentenza 48159/2019 appena resa nota: per questo ve ne parliamo solo ora.

Per i giudici, il gioco dei tre campanelli (e quelli similari delle tre tavolette o delle tre carte) di per sé non concretano il reato di truffa. Posto che la condotta di chi dirige il gioco non realizza alcun artificio o raggiro. Bensì “una realtà” e una regolare continuità di movimenti. Che, per essere l’effetto della estrema abilità di chi dirige il gioco, inducono, da ultimo, il giocatore a confidare nella scelta. Come se giocasse a scacchi.

Attenzione: il gioco delle tre carte occasionale è ok. Ma non dev’esserci truffa. Il tizio che muove le carte è così bravo e lesto da ingannare l’occhio in modo lecito. Si deve giungere nel caso in cui all’abilità e alla destrezza di chi esegue il gioco si aggiunga una fraudolenta attività del medesimo. 

La presenza di una induzione della persona offesa a giocare con il miraggio di una facile vincita risulta elemento dedotto. È un’ipotesi. Se il pollo vuol essere spennato, chi organizza il gioco non ha colpe. Piuttosto, la persona debola mentalmente che cade nella trappola va curata, ma questo non è discorso né economico né legale, bensì psicologico. Occorre sempre rammentare che ci sono persone con abilità pazzesche nel gioco delle carte: ci si allena davanti allo specchio. La vittima perde perché ingenua. Il soggetto raggirato è indotto a credere di avere spirito di osservazione e abilità tale da poter controllare i propri avversari: tipico di parecchi perdenti nel gioco d’azzardo.