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Smart working: modalità di lavoro vincente

Lo ha appena detto un numero uno come Alessandro Profumo (gruppo Leonardo): penso che si libererà un 30% degli spazi ora occupati dagli uffici e ovviamente ci saranno forti conseguenze sul mercato immobiliare. Tutto questo grazie allo smart working. Un lavoro da remoto che non dovrà interessare solo le donne, con ’azienda che dovrà provvedere a dotare il personale di tutti gli strumenti necessari.

Aggiungiamo che lo smart working post Covid non certo è lavorare da casa, come qualche pseudo dirigente ritiene: uno di quei manager che, in momenti di crisi economica, va nel panico e fa crollare l’azienda. Lo smart working è una modalità di lavoro caratterizzata dall’assenza di vincoli spaziali e temporali: il lavoratore ha libertà. Ma viene responsabilizzato sui risultati. Ci possono tanti modi per far sì che l’azienda monitori qualità e quantità del lavoro in smart working: una scheda da remoto, un report quotidiano o settimanale. Così il lavoratore rende il quadruplo in fatto di quantità e qualità, l’azienda ci guadagna.

Smart working è lavorare da qualsiasi luogo: ovunque il lavoratore renda di più. Il coronavirus ha solo velocizzato l’adozione della soluzione che non si voleva intraprendere. I modelli commerciali si adegueranno. Idem le attività commerciali attorno ai vecchi posti di lavoro dei vecchi manager: c’è spazio per consegne a domicilio, app, servizi su misura e su prenotazione. L’economia, tutta l’economia, ha solo da guadagnarci. 

Alla larga dal principio di conservazione del potere e della ricchezza di alcuni dirigenti. Rimasti agli anni 1980. Quando vincere era facilissimo. Adesso, è ora di ragionare smart. E di applicare lo smart working. Quell’inerzia che ha mantenuto in vita manager ormai “andati” va cambiata: il sistema deve girare. Contro i portatori di interesse drammaticamente depressi perché vedono intaccata la loro rendita di posizione da schiavisti sul luogo di lavoro. Anche se arrivasse il vaccino Covid.