CCSNews
Australia

Australia, 2020 negativo: non accadeva da 30 anni

Sebbene per le ragioni sbagliate, il 2020 sarà ricordato anche in Australia come un anno storico, essendo caduta in recessione. Non accadeva dal 1991. Dopo il meno 0,3 per cento registrato nel primo trimestre, il Pil è precipitato del 7% nel secondo. Molto meno in confronto all’estero, ma comunque il maggiore calo dall’inizio delle rilevazioni storiche nel 1959.

Australia: non esce indenne dal Covid

Naturalmente, ha causato principalmente danni la pandemia. A ciò si aggiungono i vasti incendi boschivi della scorsa estate, ripercossisi sul periodo gennaio-marzo 2020, quando nell’emisfero nord stavano entrando nella stagione invernale. 

La capitale Canberra esporta verso Pechino oltre un terzo dei suoi prodotti commercializzati all’estero, prevalentemente materie prime, per una cifra complessiva tra gli 85 e i 90 milioni di dollari annui, pari a più del 6 per cento del Pil.

La stretta connessione tra i due Stati si è ritorta in negativo non appena i governatori cinesi hanno sancito a Wuhan il lockdown a gennaio. Adesso permane l’alta tensione, dopo che l’esecutivo di Scoot Morrison ha invocato aiuto mondiale per stabilire le tensioni dell’emergenza.  

“Guerra fredda” con la Cina

La reazione cinese è stata dura: sospensione delle importazioni di manzo, dazi sull’orzo e invito agli studenti di rivalutare l’idea di andare a studiare in Australia. Oltretutto Pechino ha da poco aperto un’indagine per acclarare eventuali pratiche di dumping dello Stato oceanico sul vino esportato.

Eppure, dai minimi di marzo il dollaro australiano – in gergo “aussie” – ha guadagnato oltre il 30% contro quello americano. Il rafforzamento lascia presagire che il mercato sia positivo sulla ripresa veloce dell’intero sistema.