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20 lire

Fino a 1800 euro, per questa versione delle 20 lire! Attenzione se ne avete conservate!

Alle 20 lire abbiamo già dedicato parecchio spazio, e ancora oggi ci torniamo più che volentieri. Difatti, l’elenco delle versioni prodotte è davvero lungo e ciascuna, per un motivo o per un altro, è in grado di solleticare la nostra curiosità e quella degli appassionati di numismatica. Il solo parlare delle vecchie lire trasmette una sensazione di tempi remoti, anche più di quanto lo siano realmente. Dal 2001 in Italia l’unica moneta in vigore è l’euro, il frutto di una lunga e ostinata ricerca di cooperazione tra i vari Paesi coinvolti e gli organismi sovranazionali (in primis la BCE, la Banca Centrale Europea). 

20 lire Elmetto o Cappellone del 1928: come riconoscerla

Tuttavia, il modello di cui abbiamo il piacere di raccontarvi in tale occasione è davvero meritevole di finire dritto dritto nelle collezioni migliori. Ci riferiamo al cosiddetto “Elmetto” o “Cappellone”. La data di creazione è davvero lontana nel tempo, risalente a quasi un secolo fa. Correva, infatti, il 1928 quando vide la luce. Realizzata in argento 600/1000, pesava 20 grammi, presentava un diametro di 35,5 mm ed il contorno era rigato. I dettagli principali sono comunque ravvisabili nella parte davanti, dove è impresso il profilo del Re Vittorio Emanuele III, e, soprattutto, dietro. Al verso è riportata su sette righe, una massima tuttora di comune uso, che recita così: “Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”.

Spiegarvi il significato ci pare quasi superfluo, comunque il motto intende dire che è meglio vivere un giorno da persona valorosa che fermamente lotta per i propri ideali, piuttosto che restare codardo, sottomesso e senza virtù, per il resto della propria vita. L’origine di questa espressione colma di patriottismo è da attribuire a due combattenti della Prima Guerra Mondiale. La frase è scritta sul muro di una casa andata distrutta a Fagarè, in provincia di Treviso, nel giugno del 1918.

Da dove deriva il motto

L’autore fu un soldato, Bernardo Vicario, che in una missiva datata 23 ottobre 1931 ne rivendicò la paternità. Erano le ore 19 del 14 giugno 1918, ovvero sei ore prima del grande bombardamento che causò la sconfitta del suo battaglione di cui non rimasero che una manciata di superstiti. Tale leggenda – riportano dei documenti scritti – gli fu dettata dal compianto Maggiore Carlo Rigoli e lui, alla pari di uno zappatore presso il comando del battaglione, si limitò ad eseguire l’ordine, scrivendo, per come gli fu possibile, sul rozzo muro all’ingresso del Paese ove aveva il 1° Battaglione del 201° Reggimento Fanteria. 

Stando alla seconda origine, a incidere la frase sul muro della abitazione di Fagarè fu Ignazio Pisciotta, l’allora Capitano dei Bersaglieri (peraltro autore di un’altra incitazione patriottica, vale a dire: “Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati”). La frase vene ripresa dieci anni più avanti dal Duce, Benito Mussolini, nel discorso del 19 marzo 1928 pronunciato alla Camera dei Deputati, in omaggio al maresciallo Armando Diaz. In epoca moderna, la utilizzò il 28 febbraio 2016 Donald Trump, il candidato repubblicano nelle presidenziali d’America, dove ebbe la meglio sulla democratica Hillary Clinton.

Il valore di mercato

Il magnate la postò sul suo account Twitter perché – parole sue – gli piaceva come suonava. Le 20 lire Elmetto del 1928, richiamanti tale scritta, sono state prodotte dalla Zecca dello Stato a Roma in una tiratura di 3.536.250 unità. Il prezzo è parecchio variabile, a seconda dello stato di conservazione del bene. Da un minimo di 180 euro, se il pezzo è in buone condizioni (BB), passa a 500 euro se in splendide (SPL) e, infine, a 1.800 euro se in Fior di Conio (FDC).