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20 lire

Fino a mille euro, per questa versione delle 20 lire! Attenzione se ne avete conservate!

Se abbiamo imparato qualcosa dagli approfondimenti già effettuati in passate occasioni, è che ci sono monete e monete. Alcune, molto diffuse e dai materiali di minor pregio, sono disponibili presso la rete di rivenditori della numismatica a cifre relativamente modeste. Poi ci sono quelle di medio, tipo da 20 lire, o grande valore, ricercate incessantemente dai collezionisti, che sono disposti a stanziare delle ottime cifre pur di aggiungerle alla loro raccolta personale.

20 lire d’oro dedicate al Re

Ribaltando i ruoli, ovvero vedendola dal punto di vista di chi vende ci sono ottime condizioni per guadagnare delle buone ricchezze. Dopo aver parlato in generale del Marengo, in tale occasione andremo a vedere più da vicino in cosa consistono le 20 lire italiane coniate in oro. Chiamate anche Marengo d’oro, una particolare versione stuzzica la nostra curiosità. Stiamo parlando delle cosiddette “Vittorio Emanuele II”, prodotte in un particolare frangente e in quantità davvero parecchio limitata. Insomma, un autentico tesoro, lascito di un’epoca ormai lontana e per questo tanto affascinante. 

La realizzazione delle 20 lire Vittorio Emanuele II è da attribuirsi alle diverse Zecche dello Stato tra il 1861 e il 1870. Ad essersi occupata della prima serie la Zecca di Torino, che proseguì nella relativa produzione fino al 1870. Dopodiché la responsabilità di crearle è toccata alla sede di Roma, dal 1870 al 1878. Mentre dalle strutture ubicate a Milano uscirono per un periodo ristretto, che dal 1872 si concluse al 1875. Come abbiamo appena sopra spiegato, questo Marengo d’Oro vide la luce nel 1861, proprio in occasione dell’inizio del Regno d’Italia. In quel di Torino la tiratura fu limitata a 3.427 unità, perciò il loro valore non è esclusivamente storico bensì pure materiale.

La moneta riporta al verso l’effige del Re, mentre sul recto è raffigurato, nel pieno della sua eleganza, lo stemma di Casa Savoia contornato da rami di quercia e della scritta “Regno d’Italia”. D’oro 900/100, pesa 6,45 grammi. La stima mediamente fatta dal mercato va da un importo minimo di 700 euro a uno massimo di 1.000 euro. Una importante discriminante consiste nello stato di conservazione.

Tanto più sarà vicino al Fior di Conio, quanto più gli appassionati saranno disposti a presentare laute proposte economiche. Uno spunto per dare avvio in grande stile a una raccolta di esemplari storici, circolati negli anni in cui l’Italia vedeva l’alba. Ma, al contempo, pure un modo per diversificare i propri risparmi, rivolgendosi all’oro, da secoli il bene rifugio per eccellenza, l’unico in grado di conservare il proprio valore nel tempo. 

La storia di Vittorio Emanuele II

Vittorio Emanuele II della Casa di Savoia ha rivestito un ruolo cruciale nella istituzione del nostro Paese. Insieme al suo primo ministro, Camillo Benso Conte di Cavour, fu a capo del movimento di unificazione che portò alla nascita della nazione dal passato frammentato in tanti piccoli regni sul Mediterraneo.

Inoltre, ha la nomea di fautore del Risorgimento ed è stato un sovrano particolarmente amato. Nel suo indimenticato e indimenticabile libro Cuore, il maestro Edmondo De Amicis trovò il modo di raccontarne la cerimonia funebre. Definendolo buono, prode e leale, fece una previsione: finché sopra l’Italia splenderà il sole vivrà nel cuore del suo popolo.