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Moneta da 1000 lire Roma Capitale

Può valere centinaia di euro! Se hai questa moneta da 1000 lire, hai un piccolo tesoro!

La lira è stata la moneta ufficiale del nostro paese fino al 2001, quando è stata definitivamente sostituita dall’euro. Nel corso della storia, la Zecca di Stato ha dedicato molte monete a eventi o personaggi di spicco. Questo è il caso della moneta da 1000 lire Roma Capitale.

Roma, la città eterna, meta di ritrovo di milioni di turisti da ogni parte del mondo, è la capitale d’Italia dal 1870. In occasione del centenario di questa nomina, nel 1970, lo Stato ha voluto renderle onore coniando una moneta da 1000 lire.

Come si presenta la moneta? Composta in argento 835%, questa moneta da 1000 lire ha un diametro di 31,4 millimetri e un peso di 14,6 grammi.

Nella facciata del dritto riporta la data del centenario (1870-1970), al centro il volto di Concordia di profilo e rivolto verso destra. Il volto della stessa Concordia, è stato ricavato da un antico denario romano risalente al 62 a.C. e appartenente alla famiglia Aemilia.

Per quanto riguarda la facciata del rovescio, è presente in alto un’illustrazione del progetto di Michelangelo per il pavimento di Piazza del Campidoglio. Sotto lo stesso, compare la scritta in stampatello “ROMA CAPITALE” e il valore nominale della moneta, ossia 1000 lire.

Moneta da 1000 lire Roma Capitale

Ma quanto vale oggi la moneta da 1000 lire Roma Capitale?

Come sempre, per determinare il reale valore di una moneta da collezionismo, bisogna tenere conto del suo stato di conservazione. Una moneta in Fior di Conio vale inevitabilmente di più di una usurata o ammaccata.

Nel 1970, la Zecca di Stato coniò e distribuì circa 3 milioni di pezzi di questa moneta da 1000 lire. Essendo molti, il suo valore ad oggi non è così considerevole. La moneta, considerata comune, se conservata in Fior di Conio, può arrivare a valere massimo 15 euro.

Discorso ben diverso per la versione prova della 1000 lire Roma Capitale. Questa moneta fu coniata in soli 2.500 pezzi e si differenzia dalla comune per la dicitura “prova” riportata sul rovescio, accanto al valore nominale.

Per una di queste monete, oggi considerata rara, un collezionista può arrivare a sborsare fino a 600 euro.