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Venezuela, crisi senza uscita: non estrarrà più petrolio

Quando ci si mette, la sorte ha un’ironia tutta sua. Paradossalmente il 2020 del Venezuela andrà molto meglio rispetto al 2019. Sia chiaro, l’economia non tornerà a crescere, semplicemente arretrerà a ritmi decisamente più lenti. Secondo le stime diffuse dal Fondo Monetario Internazionale quest’anno si registrerà un pesante -15%, seguito dal 5% nel 2021, ma decisamente preferibile al 35% accusato nell’esercizio precedente. 

Dal 2013 il Paese sudamericano è in continua recessione: in 7 anni di crollo economico, ha riportato già un più che preoccupante meno 68 per cento del prodotto interno lordo e al prossimo Capodanno sfonderà il muro del -70%.

Venezuela: Pil sceso a 70 miliardi

Non c’è, insomma, pace per gli andini, i quali hanno chiuso il 2019 con un Pil sceso ad appena 70 miliardi di dollari, qualcosa come circa 2.500 dollari pro-capite; nel 1999 stava a 98 miliardi e più di 4.100 pro-capite, battendo gran parte degli altri Stati continentali. 

Mettendosi alle spalle mesi nerissimi, l’inflazione è scesa intorno al 2.300% su base annua. Tuttavia, il malumore e la preoccupazione delle famiglie prosegue, tanto che in questi anni di severa crisi 5 milioni di persone hanno lasciato la propria terra. E forse il peggio deve ancora venire. Difatti, l’unico bene sostanzialmente esportato non viene quasi più estratto. Appena 392 mila barili di petrolio al giorno a luglio, contro i 755 mila di dodici mesi prima. 

Petrolio non più estratto

La produzione giornaliera potrebbe azzerarsi entro il 2021, anche perché il Venezuela si trova sotto embargo americano date le ripetute violazioni dei diritti politici e umani.  

Lo stesso rallentamento dell’inflazione evidenzia una domanda completamente collassata e la luce in fondo al tunnel pare ormai lontana. Buona parte della popolazione dipende “dai cesti alimentari” delle autorità governative per la mera sopravvivenza e tra i bambini è diventata piuttosto diffusa la malnutrizione.