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Regime forfettario

Se si superano questi incassi si rischia di uscire dal regime forfettario

Le partite Iva che operano in regime forfettario sono chiamate in questi mesi a controllare i compensi/ricavi già incassati per il 2020. Il suddetto monitoraggio è essenziale al fine di evitare il superamento del tetto dei 65 mila euro, vale a dire il limite attualmente fissato per lavorare in detto regime favorevole. 

Chi ha accesso al regime forfettario

Secondo quanto dispone la normativa attuale, hanno diritto ad adottare il regime forfettario i contribuenti che rispettano i requisiti di cui al c. 54 della Legge di Bilancio 2015 e successive modificazioni e non rientrano in nessuna delle cause di esclusione menzionate nel c. 57. Relativamente ai requisiti è previsto che abbiano accesso al forfettario i contribuenti che nell’anno precedente abbiano contemporaneamente:

  • percepito compensi o conseguito ricavi, ragguagliati ad anno, non superiori a 65 mila euro;
  • sostenuto spese per una somma complessiva pari o inferiore a 20 mila euro lordi per lavoro dipendente, lavoro accessorio e retribuzioni a collaboratori, pure a progetto. 

Le cause di esclusione

Per quanto riguarda, invece, le cause di esclusione non ha accesso al regime forfettario chi si trova una o più delle seguenti situazioni sancite dal comma 57 della manovra di stabilità del 2015. Il regime cessa a partire dall’anno seguente a quello in cui viene meno anche uno solo dei requisito di acceso ovvero una delle causa di esclusione si verifica.

Se prendiamo in esame la condizione dei compensi/ricavi non superiori a 65 mila euro, significa che chi nel 2020 agisce in forfettario, se vuole continuare nel 2021 ad operarvi non deve eccedere la predetta soglia. Vale il principio di cassa, ovvero le entrate devono essere state “incassate” nell’anno. Di conseguenza, chi ha già totalizzato una cifra intorno ai 60 mila euro farà bene a prestare attenzione al denaro che incasserà da qui al 31 dicembre 2020.