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Pensione di reversibilità: come si divide tra nuovo ed ex coniuge e come può finire al divorziato

Quando una persona muore, tutti i suoi beni e averi, passano agli eredi che sono tenuti a presentare la dichiarazione di successione. Se invece a morire è un pensionato, a determinati eredi va anche una quota della sua pensione, la cosiddetta pensione di reversibilità. In linea di massima la reversibilità spetta al coniuge superstite che rispetta le condizioni previste dalla normativa.

Ma cosa accade se il coniuge è diventato ex dopo una sentenza di divorzio? E cosa accade se il pensionato defunto ha lasciato in vita due coniugi, cioè l’ex coniuge e uno nuovo? Vediamo di approfondire alcune particolarità che riguardano la pensione di reversibilità quando di mezzo c’è un divorzio e un nuovo matrimonio.

Pensione di reversibilità, cos’è?

La pensione di reversibilità nei confronti del coniuge è un diritto sancito dalla legge italiana. Il diritto alla pensione in favore dei familiari superstiti in caso di decesso del pensionato vale anche per chi non è ancora in pensione, ma ha già raggiunto il diritto a pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate.  

Il coniuge del pensionato defunto ha diritto in automatico alla pensione di reversibilità, perché non ci sono particolari vincoli e requisiti da rispettare per quello che, ripetiamo, è un diritto sancito dalla legge, quello di percepire una parte della pensione percepita dal defunto quando era in vita.

La percentuale di pensione ai superstiti spettante cambia a seconda dell’erede a cui la reversibilità è assegnata, perché la legge in assenza del coniuge superstite permette il passaggio della reversibilità, anche ad altri parenti che rispettano particolari e molto precise condizioni. Al coniuge spetta il 60% della pensione del defunto, a meno che non superi determinati limiti di reddito che possono determinare il taglio della prestazione.

In effetti la pensione di reversibilità è ridotta del 25% nel caso in cui il pensionato ha redditi  sopra 3 volte il trattamento minimo Inps, ridotta del 40% per redditi sopra 4 volte il trattamento minimo e infine del 50% se i redditi sono sopra le 5 volte il trattamento minimo.

Quando i coniugi superstiti sono due o se c’è di mezzo un divorzio

Cambia tutto nel caso in cui il defunto abbia un coniuge superstite con cui è intervenuta sentenza di divorzio. In questo caso la legge prevede comunque che venga erogata la reversibilità al coniuge superstite anche se divorziato. Spesso è la giurisprudenza chiamata a dirimere questioni legate alla reversibilità spettante ad un coniuge divorziato dal pensionato defunto.

In genere però, l’ex coniuge per avere diritto alla reversibilità deve rispettare tre requisiti fondamentali. Il primo requisito è quello dell’assegno divorzile. La reversibilità spetta a condizione che al coniuge divorziato il giudice abbia concesso l’assegno di divorzio, il cosiddetto assegno di mantenimento e che lo abbia assegnato in via continuativa. Su questo, alcuni giudici hanno emanato sentenze contraddittorie, non reputando fattore determinante per la concessione dell’assegno di reversibilità, la presenza dell’assegno divorzile.

Tra gli altri requisiti necessari affinché la reversibilità possa passare anche all’ex coniuge, c’è l’assenza di nuovo matrimonio da parte di quest’ultimo. Inoltre, la pensione che dovrebbe passare al coniuge tramite reversibilità, deve essere stata maturata con versamenti di contributi iniziati prima della sentenza di divorzio.

Pensione di reversibilità con due coniugi

Come detto, se il coniuge superstite si risposa, non ha diritto alla reversibilità sulla pensione  dell’ex coniuge ora deceduto. Ma un nuovo matrimonio apre ad un’altra problematica se le nuove nozze a seguito di un divorzio sono state effettuate dal pensionato durante la sua esistenza in vita.

Se è il coniuge deceduto ad aver contratto un nuovo matrimonio dopo il divorzio dall’ex, per ciò che riguarda la pensione di reversibilità, questa situazione crea l’anomalia del doppio diritto alla prestazione. Infatti hanno diritto alla pensione di reversibilità sia il coniuge divorziato che quello superstite.

E in genere le percentuali di pensione di reversibilità spettante a tutte e due i coniugi le stabilisce il giudice in base ad alcuni particolari criteri.

La ripartizione della pensione di reversibilità tra ex coniuge e coniuge superstite è una delle argomentazioni principali di numerose cause che finiscono dinnanzi ai tribunali in Italia. In linea di principio gli ermellini adottano il criterio della durata del matrimonio.

Per arrivare a determinare la quota spettante di pensione di reversibilità, si prendono a riferimento le due durate dei due matrimoni. Altro fattore determinante è l’importo dell’assegno di mantenimento spettante all’ex coniuge. Infine, i giudici guardano anche alle condizioni economiche dei due coniugi, anche durante i loro rispettivi matrimoni.

I giudici seguono le linee guida imposte dalla normativa vigente che testualmente recita: “Qualora esista un coniuge superstite avente i requisiti per la pensione di reversibilità, una quota della pensione e degli altri assegni a questi spettanti è attribuita dal tribunale, tenendo conto della durata del rapporto, al coniuge rispetto al quale è stata pronunciata la sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio e che sia titolare dell’assegno di mantenimento.

Se in tale condizione si trovano più persone, il tribunale provvede a ripartire fra tutti la pensione e gli altri assegni, nonché a ripartire tra i restanti le quote attribuite a chi sia successivamente morto o passato a nuove nozze”.