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Pensioni: i lavori gravosi e le tre vie di uscita agevolate in vigore anche nel 2021

Se davvero nella ormai quasi pronta legge di Bilancio 2020 verrà confermato un altro anno di funzionamento dell’Anticipo Pensionistico a 63 anni, resteranno 3 i canali di uscita destinati ai lavori gravosi. Parliamo di canali di uscita agevolati naturalmente, perché resteranno in vigore anche tutte le misure strutturali di cui consta il nostro sistema previdenziale.

Il lavoro gravoso però, offre die vantaggi in termini di pensionamento. Il governo sta anche valutando di estendere la definizione di gravoso ad altre categorie di lavoratori, ma per il momento restano le 15 tipologie di attività previste dalla normativa vigente.

Rientrare in una di queste categorie da diritto a sfruttare alcuni canali di uscita più vantaggiosi. Uno di questi è l’Ape sociale, ma c’è anche la quota 41 e la pensione di vecchiaia con età pensionabile scontata di 5 mesi.

Ape sociale anche nel 2021 e fino al 31 dicembre

L’ Anticipo Pensionistico sociale (Ape social) è una misura che sarebbe dovuta terminare il 31 dicembre 2020. La misura, ancora oggi sperimentale, verrà prorogata al 31 dicembre 2021. Questo almeno stando alla bozza della legge di Bilancio 2020 che verrà approvata entro l’anno per entrare in vigore dal 1° gennaio 2021, naturalmente dopo tutti i vari decreti attuativi delle varie misure.

L’Ape sociale è una misura assistenziale destinata a lavoratori e soggetti in particolari condizioni di disagio. La misura è destinata a:

Invalidi con almeno il 74% di disabilità accertata dalle competenti autorità;

Caregivers, cioè soggetti che da 6 mesi assistono un familiare disabile a carico fiscalmente;

Disoccupati che da 3 mesi hanno terminato di percepire la Naspi (collegamento con la Naspi forse cancellato nella proroga 2021);

Lavori gravosi, cioè soggetti alle prese con determinate attività pesanti e logoranti.

Per lavoro gravoso si intendono le 15 attività previste dal nostro sistema che sono:

  • Lavoratori edili;
  • Facchini;
  • maestre, maestri ed educatori scuole di infanzia e asili nido;
  • Conciatori di pelli e pellicce;
  • Operatori ecologici;
  • Gruisti;
  • Camionisti;
  • Macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
  • Infermieri delle sale operatorie e ostetriche delle sale parto;
  • Siderurgici;
  • Agricoli;
  • Pescatori;
  • Marittimi;
  • Addetti assistenza persone non autosufficienti;
  • addetti ai servizi di pulizia non qualificati.

Requisiti Ape sociale per i lavori gravosi

Per accedere all’Ape sociale per disoccupati, caregivers e invalidi servono non meno di 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi versati. Per i lavori gravosi invece, fermo restando il limite dei 63 anni di età, occorre completare una carriera contributiva di 36 anni.

In linea di massima quindi, il lavoro gravoso gode di un trattamento agevolato sui limiti di uscita per le pensioni perché il legislatore considera queste attività piuttosto pesanti e difficili da proseguire fino ad età avanzata come viene considerala la soglia di 67 anni per la pensione di vecchiaia.

L’attività gravosa che da diritto all’Ape sociale comunque, deve essere stata svolta per 7 degli ultimi 10 anni di carriera del lavoratore, o in alternativa, per 6 degli ultimi 7 anni di carriera.

Per le lavoratrici c’è anche un beneficio in più in termini di contribuzione da raccogliere. Infatti c’è lo sconto di 12 mesi per ogni figlio avuto fino al massimo di 2 anni di abbuono per il requisito contributivo previsto per l’Anticipo pensionistico.

Quale contribuzione è utile all’acceso all’Ape sociale?

Ape sociale

Il trattamento Ape sociale è favorevole dal punto di vista dell’uscita dal lavoro, con uno scivolo potenziale di 4 anni (da 63 a 67). Favorevole è pure l’interpretazione che l’Inps ha dato in relazione alla contribuzione utilizzabile per arrivare a 36 anni.

Infatti sono utili tutti i contributi versati nella:

  • Assicurazione generale obbligatoria (AGO);
  • Gestioni speciale dei lavoratori autonomi  (artigiani, commercianti, lavoratori agricoli)
  • Gestioni sostitutive ed esclusive dell’AGO;
  • Gestione separata Inps.

Per quanto riguarda lo specifico dei contributi, sono validi i contributi da riscatto, quelli volontari, quelli figurativi.

La misura non è reversibile, quindi non passa agli eredi in caso di decesso del beneficiario e non prevede tredicesima mensilità. Inoltre, la misura è una sorta di accompagnamento alla pensione, perché cessa di essere erogata una volta compiuta l’età pensionabile. In quel caso il beneficiario dell’Ape sociale deve presentare domanda di pensione di vecchiaia all’Inps.

Quota 41 per i gravosi, come funziona?

Anche la quota 41 è una misura destinata ai lavoratori alle prese con le attività gravose. Tutte le quindici attività gravose prima citate possono avere accesso alla quota 41 senza limiti di età. Servono 41 anni di contributi versati, di cui almeno uno prima di aver compiuto 19 anni di età. Infatti la misura è destinata ai precoci. L’anno antecedente i 19 anni di età può essere anche discontinuo, ma deve essere effettivo da lavoro.

Servono quindi 41 anni di contributi versati di cui 35 anni di contribuzione effettivamente versata, cioè la stessa caratteristica del diritto alla vecchia pensiona di anzianità. Anche per la quota 41 serve che l’attività gravosa sia stata svolta per 7 degli ultimi 10 anni di lavoro o per 6 degli ultimi 7.

Pensione di vecchiaia anticipata per i gravosi

pensione di vecchiaia

Per i lavori gravosi esiste anche l’abbuono di 5 mesi rispetto all’età pensionabile della pensione di vecchiaia.  I lavori gravosi alla stregua dei lavori usuranti, non hanno subito lo scatto di 5 mesi dell’età pensionabile introdotto nel 2019. La pensione di vecchiaia infatti dal 1° gennaio 2019 si centra a 67 anni di età compiuti e con 20 anni di contributi versati.

Pri a di tale data, fermo restando il minimo dei contributi, l’età pensionabile era a 66,7 anni. E così si esce per i lavori gravosi. Per loro la pensione di vecchiaia si centra con 66 anni e 7 mesi di età. Cambia però il requisito contributivo, perché al posto di 20 anni di contributi, ne servono 30.