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Aste immobiliari: un crollo

Il Covid picchia duro anche sulle aste immobiliari. Ne sono state rinviate 30.000 per 3,7 miliardi di euro. Un business notevole in fumo, non riprotetto in nessun modo. Denaro bloccato, che non circola nell’economia. È l’effetto della sospensione dell’attività degli uffici giudiziari durante il lockdown. Lo dice il sesto report messo a punto dal Tavolo di studio sulle esecuzioni T6.

La ripresa delle aste immobiliari in questi giorni? Macché. Se nulla cambia, i tribunali torneranno a essere pienamente operativi dopo la metà di settembre, dice Stefano Scopigli, presidente dell’Osservatorio T6. In più il decreto Cura Italia ha bloccato le procedure esecutive relative all’abitazione principale fino al 30 ottobre 2020: metà attività ferme.Uno stop di 270 giorni che determinerà un forte accumulo di arretrato. Alle 30.000 aste rinviate nel lockdown si sommeranno le procedure sulla casa ferme fino al 30 ottobre.

Capitolo il recupero dei crediti problematici: andiamo male. Facciamo una pessima figura nell’Unione europea, specie coi Paesi frugali: uno de tanti motivi per cui non ci vogliono prestare soldi. Infatti, la media europea di tre anni è lontana. Per il 13,4% delle 204.602 procedure aperte a fine 2019 (27.000 fascicoli), il percorso giudiziario per il recupero dei crediti problematici è partito infatti più di 10 anni fa. È partito. Non è finito il loro viaggio. L’allungamento dei tempi (e dell’agonia) non è certo un metodo sano per tutelare chi è in difficoltà: a tutti gli italiani vanno garantiti un’abitazione e un lavoro.

All’interno dell’Italia stessa, c’è una spaccatura: le maggiori difficoltà sono al Sud. A Potenza il 51,8% delle pratiche è ultradecennale, a Matera il 43,3 e a Salerno il 40,7%. Senza alcun fascicolo con più di dieci anni ci sono i tribunali di Rimini, Gorizia, Aosta, Bolzano; ma anche Napoli Nord. E a Trieste per chiudere una procedura bastano infatti 2 anni e 5 giorni, a Ferrara 2 anni e 41 giorni mentre a Trento 2 anni e mezzo. L’eterna questione meridionale. Che non si può risolvere col reddito di cittadinanza e i bonus a pioggia, specie quelli per i monopattini elettrici.