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Licenziamento: scatta in 3 situazioni dal 18 agosto

Licenziamento: non è vero che le aziende non possono. Possono eccome. C’è l’accordo col Governo. Dal 18 agosto si potrà licenziare per cessazione attività, per accordo d’incentivo all’esodo e per fallimento. Poi, dal 15 ottobre, sì al licenziamento se non si fruisce di ammortizzatori Covid. 

E se non ricorre nessuno di quei casi? Allora l’azienda aspetta il 1° gennaio 2021. Un patto cui si doveva per forza arrivare. Se le aziende non licenziano, vanno al Creatore: chiudono e i dipendenti restano tutti in strada. Invece, se possono licenziare, il personale si riduce e la società resiste. Chiaro che servono manager illuminati: se restano in azienda i cretini perché nipoti di qualche persona influente, e vengono mandati a casa coloro che nessuno conoscono, allora la ditta morirà comunque. L’agonia viene solo prolungata.

Sta tutto scritto nella bozza di decreto Agosto. In più, dopo una lunghissima discussione politica, c’è una sanatoria sulla cassa integrazione Covid con il differimento al 30 settembre di tutti i termini per l’invio delle domande (Cigo, Cigd, Asso). E delle comunicazioni dei dati di pagamento (mod. SR41) con scadenza entro il 31 agosto.

Il decreto Agosto garantisce fino a fine anno la fruizione di ammortizzatori Covid, ma entro un massimo di 18 settimane divise in due tranche (9+9 settimane), nel periodo dal 13 luglio al 31 dicembre. La domanda di Cig va fatta all’Inps, a pena di decadenza, entro la fine del mese successivo a quello d’inizio della cassa integrazione. Sarebbe da trovare una strada per il controllo dell’operato dei dirigenti: è qui che si gioca il futuro dell’Italia.