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Sharing mobility: occhio alle stangate da franchigie

Boom dei mezzi condivisi in città. Ci sono 86 servizi di micromobilità presenti in uno su tre dei 110 capoluoghi di provincia italiani dove primeggia Milano con ben 14 servizi, 65.000 veicoli leggeri in condivisione.  Lo dice l’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility nell’ambito del 4° rapporto sulla mobilità in condivisione. Però occhio alle stangate da franchigie, aggiungiamo noi.

Ma con un problema “nascosto”. La sharing mobility va sempre più forte. Prendi il monopattino elettrico. Poi lasci anche quelle e vai magari su bici elettrica. Facciamo un esempio. Prendo un monopattino in sharing, vengo coinvolto in un incidente. Chi paga i danni? sta scritto nel contratto. Dipende dalla società di sharing: alla voce franchigie c’è scritto tutto.È come quando si prende un’auto a noleggio. Ci sono penali, franchigie, responsabilità. Tu paghi per un danno, un incidente, un furto.

Allo stesso modo, prendi uno scooter elettrico in sharing e te lo rubano: chi paga? Lo dice il contratto, sempre alla voce franchigie. Pertanto, occhi apertissimi sui contratti che si firmano. Sui sì che si danno quando si scaricano le varie app di sharing mobility per smartphone.

Milano primeggia con ben 14 servizi di micromobilità in sharing, a seguire Roma con 11 e Torino con 7. Il servizio più diffuso è il bikesharing station-based presente in 26 città, seguito dai monopattini in sharing con 38 servizi in 17 città. Poi dal bikesharing free-floating (13 servizi in 12 città) e dallo scootersharing che è presente solamente in 4 città. Ma a Milano ci sono anche 50 incidenti al mese che coinvolgono i monopattini. Con possibili guai alla salute e al portafogli. Più i possibili reati di omicidio e lesioni stradali in caso di sinistro con morti o feriti gravi.