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Sud Italia: l’ultra presenza di Stato fa bene?

Cinquanta bonus del Governo Conte: per la ripresa economica, in teoria. In realtà, l’Unione europea e i Paesi frugali potrebbero guardare con sospetto la nostra classe politica: tutto quell’assistenzialismo non è produttivo. Fine a se stesso. Indubbiamente, il vecchio reddito di cittadinanza porta una valanga di voti, specie al Sud. E i 50 bonus creano consenso elettorale, soprattutto nel Meridione. Ma tutto quella economia di Stato fa bene al Mezzogiorno? Lo Stato onnipresente aiuta il Sud Italia? Se lo chiede anche Alberto Mingardi sul corriere.it.

Servono stimoli economici, spinte alla produzione, riforme strutturali per il futuro che avvicinino la nazione al Nord Europa sano e produttivo, ai Paesi frugali. Un assistenzialismo sfrenato e peloso non ha futuro. È la politica degli annunci per raccattare voti. Addirittura, il 40% dei fondi del Recovery Fund verrà usato a vantaggio del Sud Italia. Come già abbiamo avuto modo di dire qui.

Cautela con la fiscalizzazione degli oneri sociali: così lo Stato subentra alle imprese e paga i contributi che le aziende non pagano. Ma attenzione: è una misura senza futuro. Copre il passato. Non spinge verso il Nord Europa. I Paesi Bassi, vedendo una manovra del genere, diranno ancora più no di prima agli aiuti all’Italia. Sì, con la fiscalizzazione degli oneri sociali riduci il costo del lavoro. Oggi. E domani? Si sviluppano le unità produttive? No. Una qualche area depressa viene rilanciata? No. In cambio, però, da quella specifica zona del Meridione, giunge consenso elettorale in quantità oceanica.

Prima il Governo vieta i licenziamenti, bloccando prezzo del lavoro nel settore privato. Poi introduce la fiscalizzazione degli oneri sociali. Un mercato tossico, drogato, aggiungiamo. Quindi, le sacrosante parole di Draghi che vuole debiti buoni sono già state messe nel dimenticatoio. Parole che non portano voti. Il meraviglioso Sud e suoi splendidi abitanti vanno aiutati, ma davvero.