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Unimpresa: attacco al Governo Conte

Unimpresa mostra il declino economico dal Duemila a oggi: al calo di produttività e investimenti si accompagna il peggioramento delle finanze pubbliche. Colpa di tutti i politici del passato, delle maggioranze che oggi sono scomparse. Questa la premessa. Il debito pubblico si attestava al 91% del Pil nel 2000, al 112% nel 2010 e, alla fine di quest’anno, dovrebbe salire fino al 150-160%; tra il 2000 e il 2020 la spesa per la previdenza e per le pensioni è passata dal 15% al 22% del Pil.  Ma poi l’associazione attacca il Governo Conte

Per il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro, il quadro economico è pessimo. Nel 2021 la prospettiva è di recuperare solo una frazione del -12% che si registrerà quest’anno. Per 10 fattori. Uno: l’esclusione dal lavoro tra disoccupati e inoccupati ha raggiunto i limiti della tollerabilità. Due: molte imprese hanno dovuto chiudere i battenti e ben difficilmente li riapriranno. Tre: i redditi si riducono. Quattro: i debiti insoluti stanno aprendo voragini nei bilanci delle banche. Cinque: il debito pubblico viaggia verso vette da cui non si può scendere senza farsi molto male. 

Il Governo Conte (uno e due) non s’è posto il problema di definire una politica industriale. Il Governo attuale, inoltre, travolto dall’emergenza epidemica, ha finora cercato di tamponare la crisi ricorrendo a interventi in tempi normali incompatibili con un’economia di mercato concorrenziale. Ha varayo soltanto misure tampone e rivelando una totale mancanza di strategia per l’uscita dal baratro in cui siamo caduti.

Insomma, aggiungiamo noi, una cinquantina di bonus a pioggia, tante parole (la potenza di fuoco), annunci a effetto sui tg per raccogliere consensi, ma scarsa incisività sul tessuto produttivo. Anche i soli 500 milioni di incentivi auto sono un’occasione persa: la Francia ha stanziato 8 miliardi. Per riattivare l’economia. Specie al Sud, che versa in condizioni pessime.