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Contratto di espansione prorogato al 2025 con la pensione 5 anni prima dal decreto Milleproroghe del Governo Meloni.

Contratto di espansione prorogato al 2025: in pensione 5 anni prima

Contratto di espansione prorogato al 2025 con la pensione 5 anni prima dal decreto Milleproroghe del Governo Meloni.

Si estende fino al 2025 la possibilità di andare in pensione cinque anni prima rispetto ai requisiti ordinari, grazie ad un accordo tra aziende e sindacati. Con il decreto Milleproroghe infatti il governo ha deciso di estendere nettamente la durata del contratto di espansione, una misura che è stata varata per consentire di anticipare il pensionamento di ben 5 anni prima. L’estensione per il biennio 2024-2025 sposta quindi la scadenza di questa importante misura. Ma come funziona il contratto di espansione e cosa occorre sapere?

Le novità sul contratto di espansione per le pensioni 5 anni prima

Con il decreto Milleproroghe il governo conferma che per il biennio 2024-2025 il contratto di espansione sarà ancora in attività. In pratica, come si legge sul sito “PartitaIva.it”, via libera ad altri tre anni di quella misura che finisce con il garantire alle aziende con più di 50 addetti, il ricambio generazionale. Potranno essere mandati in pensione prima, con assegno INPS ma finanziato dall’azienda, i lavoratori a 5 anni dalla quiescenza ordinaria. Significa già a 62 anni di età, visto che l’età pensionabile è a 67 anni, e già con 37,10 o 36,10 anni di contributi. In questo caso, 5 anni prima di arrivare a 42,10 o 41,10 come prevede la pensione anticipata ordinaria.

Come funziona il contratto di espansione

L’azienda, che dal 2022 deve essere con almeno 50 dipendenti in azienda per poter avviare il contratto di espansione, si sobbarca quindi l’onere dell’anticipo. La misura prevede un accordo con le organizzazioni sindacali ed in sede Ministeriale (presso il Ministero del Lavoro). L’accordo deve prevedere quanti soggetti mandare in pensione prima, quanti assumerne al loro posto e a chi imporre orari ridotti e cassa integrazione guadagni. La novità del decreto, oltre alla durata, riguarda pure altri aspetti della misura. Per esempio, le aziende che sottoscrivono l’impegno ad assumere almeno un lavoratore ogni tre che vanno in pensione, possono sfruttare un minore versamento dell’indennità per 12 mesi o per 24 mesi se i neo assunti hanno meno di 35 anni per almeno il 50%.