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Pensione anticipata a 64 anni? Nel 2021 possibilità per i contributivi, ecco la guida

L’età pensionabile anche nel 2021 resterà a 67 anni, questo ciò che è stato deciso e sarà così fino al 2022, perché poi nel 2023 questo limite di età relativo alla possibilità di andare in pensione, verrà adeguato per via dell’aspettativa di vita. Nel 2021 senza distinzioni tra maschi e femmine, la pensione di vecchiaia si centrerà a 67 anni con 20 anni di contributi. Ma l’età pensionabile non riguarda solo la pensione di vecchiaia ordinaria, perché sempre a 67 anni è fissata l’età di uscita per chi rientra in una qualsiasi delle 3 deroghe Amato e pure nella cosiddetta opzione contributiva Dini. Ed a 67 anni è anche il limite di età per l’assegno sociale.

Il sistema però ha delle misure che di fatto derogano dal raggiungimento dei 67 anni di età. Si tratta di scivoli e canali di uscita particolari, molti dei quali sono a termine, in scadenza il 31 dicembre 2021 (quota 100 per esempio, ma anche l’Ape sociale dopo la proroga della nuova legge di Bilancio). Molte di queste misure se da un lato abbattono l’età pensionabile, dall’altro prevedono soglie di contribuzione più elevate. Tutte tranne la pensione anticipata contributiva, detta anche pensione di vecchiaia anticipata, una possibilità di lasciare il lavoro 3 anni prima di compiere il 67imo anno di età, con lo stesso montante contributivo che serve per l’accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria. Vediamo nello specifico come funziona questa particolare misura, destinata a precisi lavoratori, e che differenze ci sono con la pensione di vecchiaia ordinaria, con la quota 100 e con l’Ape sociale.

Pensione anticipata contributiva, le regole in sintesi

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La pensione di vecchiaia contributiva, o anticipata, è un misura destinata a particolari lavoratori, che hanno una determinata anzianità contributiva. Il trattamento previdenziale è appannaggio di soggetti che rientrano completamente nel sistema di calcolo contributivo. In pratica, occorre che il lavoratore abbia iniziato a versare contributi solo a partire dal 1° gennaio del 1996, ovvero, da giorni di entrata in vigore del sistema di calcolo contributivo previsto dalla riforma delle pensioni targata Dini. Si tratta dei lavoratori che vengono definiti contributivi puri, poiché rispetto a chi ha una anzianità antecedente il 1996, per loro non si applica il sistema di calcolo misto, cioè con il retributivo ed il contributivo insieme.

Con la pensione anticipata contributiva, che resta una misura strutturale e quindi senza una scadenza precisa, potranno accedere alla quiescenza nel 2021 i lavoratori che hanno compiuto 64 anni di età e che hanno non meno di 20 anni di contributi versati, evidentemente dal 1996 al 2021. Possono uscire dal lavoro nel 2021 i nati a partire dal 1° gennaio 1957, senza distinzione tra maschi e femmine e senza distinzioni particolari di tipologia di lavoro.

Pensione anticipata contributiva e pensione di vecchiaia, le differenze

La pensione di vecchiaia ordinaria come la pensione anticipata contributiva è una misura strutturale e quindi in vigore sempre. Il requisito contributivo per entrambe queste misure è il medesimo, fissato per normativa a 20 anni di contribuzione minima. Ciò che cambia è l’età, con un vantaggio in termini di uscita pari a 3 anni a favore della pensione anticipata contributiva. Infatti con la pensione di vecchiaia ordinaria si esce a 67 anni, con la pensione anticipata contributiva a 64 anni.

La vecchiaia ordinaria non ha limitazioni di platea, essendo estesa a tutti i lavoratori, mentre la pensione anticipata contributiva, come detto, si rivolge ai cosiddetti contributivi puri. L’unico difetto sostanziale di questa misura di pensionamento anticipato riguarda un terzo requisito da centrare, che non è previsto per la pensione di vecchiaia ordinaria. Infatti per poter essere concessa la pensione anticipata contributiva, il lavoratore deve riuscire ad ottenere in sede di liquidazione del suo trattamento previdenziale anticipato, una pensione superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Per verificare la soglia da raggiungere come importo della pensione occorre aspettare il consueto aggiornamento dell’importo dell’assegno sociale che ogni inizio anno l’Inps certifica tramite circolare. Per il 2020 per esempio, la soglia da superare era pari a circa 1.287,50 euro al mese di pensione essendo l’assegno sociale 2020 fissato a poco meno di 460 euro al mese.

Pensione anticipata contributiva, vantaggi e svantaggi rispetto all’Ape sociale e a quota 100

Con la pensione anticipata contributiva è data facoltà al lavoratore di anticipare fino a 3 anni l’uscita dal lavoro rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria. Ci sono scivoli in vigore anche per il 2021 che prevedono uno sconto maggiore in termini di età pensionabile, ma che allo stesso tempo sono più difficili da raggiungere per via di un elevato numero di anni di contribuzione necessari. Per esempio, anche la tanto discussa quota 100 ha una uscita più favorevole rispetto alla quiescenza di vecchiaia, rispetto alla pensione anticipata contributiva. Con la quota 100 infatti si esce già a 62 anni, anche in questo caso, uscita facoltativa naturalmente. Servono però almeno 38 anni di contributi versati, cioè ben 18 anni di contribuzione in più della pensione anticipata contributiva.

A favore della quota 100 però ci sono le assenze di limitazioni di importo della pensione (la quota 100 non prevede un limite minimo di pensione per poter essere erogata) e le assenze di vincoli di platea dei beneficiari, perché la misura è aperta alla generalità dei lavoratori. La pensione anticipata contributiva non prevede finestre mobili di uscita. La decorrenza della prestazione parte dal primo giorno del mese successivo a quello in cui vengono centrati i requisiti. Con la quota 100 invece la finestra è di tre mesi per i lavoratori del settore privato e di 6 mesi nel pubblico impiego.

Rispetto all’Ape sociale invece, la pensione anticipata contributiva è meno favorevole di un anno per quanto concerne l’età minima di uscita. Con l’Ape sociale infatti, si può lasciare il lavoro già a 63 anni, ma si tratta di una misura che ha ancora più vincoli di platea dei beneficiari rispetto alla pensione anticipata contributiva. Essendo una prestazione più assistenziale che previdenziale, l’Ape sociale infatti è destinata a disoccupati, invalidi, soggetti che hanno invalidi a carico a cui prestano assistenza e ai lavori gravosi. E per ogni singola categoria inoltre, sono previsti requisiti ulteriori da centrare, come per esempio i 6 mesi di assistenza antecedenti la data di presentazione della domanda di Ape, nel caso dei caregivers.

Per poter accedere alla pensione anticipata prevista dall’Ape sociale occorrono almeno 30 anni di contributi se il richiedente è disoccupato, invalido o caregiver . Ne servono 36 invece per i lavori gravosi. Su questo è nettamente più favorevole la pensione anticipata contributiva che prevede solo 20 anni di contribuzione minima da raggiungere. A vantaggio della pensione anticipata contributiva anche il fatto che questa misura è reversibile a causa del decesso del pensionato (al coniuge superstite o ai parenti che ne hanno diritto in base alla normativa vigente) e prevede la tredicesima. L’Ape sociale infatti è una misura che nasce e muore con il pensionato a cui è assegnata, cioè non può essere in parte assegnata ai superstiti tramite l’istituto della pensione di reversibilità e non prevede la tredicesima mensilità a dicembre.