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Reddito di cittadinanza, nuove banche dati contro i furbetti

Nuovi controlli con banche dati incrociate tra Ministero della Giustizia e Inps per il reddito di cittadinanza.

Novità dall’INPS e dal Ministero di Grazia e Giustizia che con una loro intesa hanno prodotto una novità che finirà con l’interessare quanti, in qualità di beneficiari della misura, potrebbero aver dichiarato il falso o si accingono a farlo.

Parliamo dei furbetti del reddito di cittadinanza di cui da anni si parla. E adesso arriva una nuova stretta grazie ad una intesa tra INPS e Ministero della Giustizia.

Reddito di cittadinanza

Le nuove banche dati del Reddito di cittadinanza

Falsi divorzi o separazioni, falsi cambi di residenza, occultamento di redditi e patrimoni. Sono alcune della pratiche più utilizzate che molti contribuenti hanno adottato per percepire il reddito di cittadinanza pur non avendone diritto. Ma non mancano quelli che non hanno dichiarato che un componente della propria famiglia, era in stato detentivo.

E se prima con una semplice autocertificazione la situazione si risolveva così, adesso si ampliano i controlli, con l’INPS che grazie ad una intesa con il Ministero della Giustizia e la Polizia Penitenziaria, adesso potrà essere più precisa nei controlli. Finendo con il levare il sussidio a chi ha dichiarato il falso, e finanche chiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite.

Cos’è il protocollo di intesa tra INPS e Ministero

Con il controllo automatizzato e con l’INPS che avrà accesso alla banca dati del Ministero di Giustizia, tutto sarà più facile. L’Istituto Previdenziale potrà automaticamente revocare il sussidio a chi lo percepiva illecitamente, e provvedere alle operazioni idonee al recupero della prestazione indebita in caso di omessa dichiarazione circa lo stato detentivo di qualche familiare.

Va ricordato infatti che una delle condizioni utili affinché possa essere percepito il reddito di cittadinanza è proprio il fatto che i familiari del beneficiario non devono essere in carcere. E proprio il fatto che molti detenuti prendevano il sussidio ad essere stato al centro di numerose polemiche in passato sul reddito di cittadinanza.